Una sensazione di paura e agonismo, questo provava Bernardo appena girato l’angolo, come un pugile che percorre il tunnel che va dagli spogliatoi al ring, l’alimentari Cordiali era sempre li, da bambino la mattina prima di andare a scuola, ci passava con sua sorella, lui prendeva un pezzo di pizza bianca, lei un pezzo di pizza rossa, sempre così per mesi, lui bianca, lei rossa.
Il prato alla fine della strada, lo aspettava, aveva capito che era allenato e pronto a batterlo.
E poi in questa via c’era la chiesa, non l’aveva mai vissuta, spesso ci andava con il nonno e il papà se dovevano fare fotografie a qualche comunione, cresima o matrimonio, lui era sempre con loro, col suo completo elegante, con il flash in una mano e la fotocellula nell’altra, lui era “Il bambino fotocellula”, gli piaceva quel ruolo, si sentiva osservato e importante, anche se si stancava molto perchè non poteva mai sedersi, ma voleva sempre andare, lo trovava divertente.
Ci sono sempre state molte auto parcheggiate nel cortile della chiesa, affittavano il posto macchina in cambio di qualche favore, una regola oscura che è sempre stata presente nel quartiere.
- Non è possibile! - pensò Bernardo, non era possibile che in quel punto della strada era sempre presente, persistente, il profumo di frittata, erano più di trent’anni che c’era quel profumo, non era possibile, quel profumo che da bimbo detestava ma che lo faceva sentire a casa, abitava a due passi da quel profumo e ogni volta che ci passava vicino non poteva non pensare al suo amico d’infanzia, il suo vicino di casa Cesare.
Cesare aveva un anno più di Bernardo, erano sempre insieme, giocavano insieme in casa, si vedevano al prato, anche le famiglie erano amiche e spesso facevano scampagnate, era forte Cesare, si trovava molto bene con lui, rideva sempre, aveva un difetto di pronuncia che divertiva tantissimo Bernardo. Poi quella mattina, quella strana e grigia sensazione, era evidente che fosse successo qualcosa, qualcosa di veramente spaventoso. “Cesare è in Cielo” gli dissero improvvisamente, lo spiazzarano, non era assolutamente pronto, non scorderà mai Bernardo la lacrima che scendeva sulla sua guancia, il falò che fece con il papà in onore dell’amico sulla collina vicino casa, e non smise mai di associare Yesterday dei Beatles al suo grande amico che l’aveva lasciato troppo presto.
Ed eccolo li, di fronte a lui, di fronte all’alto palazzo di sette piani, quel piccolo parco collinare, con un bosco in cima, un bosco vietato, dove i bambini non andavano perchè pieno di siringhe, quello era il prato anzi Il Prato. Il Boss, l’avversario che non conosceva sconfitta.
Erano più di dieci anni che Bernardo non osava entrare nel prato, lo faceva star molto male, era pieno di ricordi, ricordi belli, bellissimi che paradossalmente lo facevano stare male, malissimo.
Gli anziani del campo di bocce non potevano capire l’enorme sfida che stava affrontando Bernardo, loro erano impegnati a piazzare la boccia vicino al boccino, erano impegnati a fumare, a bestemmiare, a parlare delle loro misere vite a lamentarsi delle loro mogli.
Entrò nel prato Bernardo, vide la gente, gli alberi e le panchine, avevano pulito e ristrutturato piuttosto bene, avevano anche costruito un recinto con dentro dei giochi per bimbi, le nuove mamme erano fuori e parlavano tra loro, tutte insieme, tranne la mamma bella che era sola, guardata a vista e con invidia dalle altre.
E appena entrò, Bernardo capì che doveva fare assolutamente una cosa, da bimbo giocava sempre a biglie, anzi tra loro il gioco lo chiamavano “palline”, e per giocare facevano delle buchette nel terreno che dovevano centrare con le blglie per poi colpire le biglie dell’avversario e vincerle, c’erano molte buchette nel prato, ma Bernardo giocava sempre alla stessa, giocava in società col suo amico Emanuele, Emanuela era molto bravo, Bernardo un po’ meno, ma alla fine della giornata erano sempre di più le biglie che vincevano di quelle che perdevano. Quella buchetta doveva ancora esserci, ricordava precisamente il punto perchè vicina ad un albero di mimosa, si mise a rovistare nel terreno secco, tra erba, radici e foglie secche, e infine la trovò, era lei, non era più profonda come un tempo, ma aveva la stessa piccola radice vicina, era lei, era incredibile, quella buchetta scavata da lui più di trenta anni fa era ancora li, si emozionò, non gli sembrò vero, adorava quel gioco e quella buchetta era li, magari ci fosse stato Emanuele col suo sacchetto pieno di biglie, ma era solo, non c’erano altri giocatori, e pensò: “I bimbi non giocano più con le biglie”, peccato, era un gioco bellissimo.. C’era un sassolino rotondo vicino la buchetta, Bernardo si allontano di qualche passo, prese la mira e piazzò il sassolino al centro della buca. Quel gioco era sempre li, con lui, la buca era sempre li con lui, quel luogo legato al passato era sempre li, ed ora era il presente, il passato e il presente che si riunivano dopo molti anni, e fu bello, i ricordi erano belli, e non erano ancorati, fluttuavano liberi nella sua testa, erano piacevoli, vedeva quelle decine di bambini assembrati intorno alle varie buchette, erano felici, c’erano tutto i suoi amici, c’era la sorella che con i ragazzi più grandi era sulla panchina a chiacchierare, sembrava che non si interessasse a lui, ma il suo sguardo vigile era sempre su Bernardo, c’era Fabrizio, Daniele Marco, Andrea, Mauro, Emanuele, Vincenzo, Fabio, Corrado, c’era anche Cesare, c’era Gigi, c’era Alfonso, Manuela, Barbara e Vittorio, c’erano tutti, erano tutti felici, continuava a guardarli estasiato, era felice Bernardo, tutta la sua vita passata era li, tutta la sua felicità era li, era un meraviglioso sogno ad occhi aperti, stava bene al prato, stava bene come non stava da molti, troppi anni.
Affrontare il prato non fu poi così difficile, il pensiero di affrontarlo invece sì, e questo pensiero aveva tenuto Bernardo lontano dalla sua felicità per troppi anni.
“Allora sei passato, ma che fai guardi il vuoto?” - Alfonso e Gigi erano li, come gli aveva promesso Alfonso quella mattinata.
“Sì ragazzi sono passato, mi ricordavo dei tempi andati, di quando eravamo bimbi, è stato bello”.
“Sei sorridente Bernardo” disse Gigi “erano anni che non ti vedevo così, da bambino eri sempre il più allegro di tutti”.
“Ho passato un brutto periodo Gigi, ma ora sto bene, sto molto bene. Mi ha fatto piacere vedervi ma ho una commissione da fare, ci si vede presto. Ci si vede al Prato”.
“Sei sempre stato bugiardo Bernardo” disse Alfonso “ci vediamo presto” gli disse strizzandogli l’occhio.
Non aveva nessuna commissione da fare Bernardo, ma la sua giornata era terminata, non voleva altre emozioni ed era contento del risultato ottenuto, tornò verso casa, il “Bar d’Angolo” era sempre colmo di gente, salutò con un cenno della testa un conoscente e rientrò nel portone del proprio palazzo.
ma il falo' sulla collinetta con papa' per Cesare lo avete fatto davvero?
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