mercoledì 10 aprile 2013

Capitolo 4 – Numeri telefonici senza prefisso


- Pronto buongiorno, posso parlare con Andrea sono Bernardo?
- Sì Bernardo, ora te lo passo.
- Pronto?
- Ciao Andrea che fai? 
- Sto giocando a Circus su Atari, tu che fai?
- Sono dai nonni ti va di uscire?
- mmm... non lo so, intanto vieni qui da me ci facciamo una paio di partite e poi decidiamo.

Questa era la telefonata giornaliera del Benardo bambino, la telefonata fatta sul grigione a un numero di sei cifre privo di prefisso, un numero di sei cifre nella metropoli dove abitava era raro anche ai tempi della sua infanzia, al giorno d'oggi è quasi impossibile travarne. E dopo questa telefonata iniziava, col cuore in gola, a immaginarsi il fantastico pomeriggio passato dal suo amico in compagnia di videogiochi e cartoni animati, tra tutte quei cartridge arrivati dall'America che lui non avrebbe mai potuto permettersi, sdraiati su quella moquette blu che rendeva la stanza calda e accogliente, gli ricordava la casa dei film per ragazzi anni '80, piena di poster, dischi, fumetti e videogames.

Nel tragitto per arrivare dall'amico doveva passare davanti alla bisca della zona, non capì mai perchè solo lui e Andrea erano ben accetti all'interno, a tutti gli altri bambini era vietato l'accesso, ma per loro due esisteva un'eccezione, potevano tranquillamente giocare ai videogiochi dell'epoca, a Pengo, a Ghosts'n'Goblins, a Donkey Kong, a Gyrus, e potevano addirittura spingersi nell'interno fumoso del locale dove i "grandi" giocavano a biliardo, a ping pong, con le slot machine illegali, a carte e bevevano ai tavoli. I videogiochi erano la sua passione, era molto bravo li conosceva tutti, "da grande farò il programmatore" diceva, aveva sempre le idee ben chiare su tutto. 
Un giorno fece uno sogno orribile, era la pallina di un flipper della bisca, veniva sparato a velocità siderali tra un flipper, un respingente, un bonus, vedeva tutto orrotondato, era nausente, pauroso, i rumori li sentiva amplificati, era come avere due valvolari Marshall legati alle orecchie, assordante, stette male quella notte, molto male, si svegliò nel sudore con la testa che girava, quella mattina non andò a scuola.

La bisca venne poi chiusa per contrabbando di sigarette, ora al suo poste c'è un triste solarium, sul muretto dove un tempo si sedevano a fumare e parlar di calcio i "grandi", oggi ci sono i "piccoli" sedicenni che parlano di moda e reality show, prima c'erano i "grandi" ora ci sono i "piccoli", e lui a quale categoria apparteneva? Era mai appartenuto a un macroinsieme sociale? Non seppe darsi risposta.

Bernardo continuava la sua battaglia contro il suo passato, il suo cuore voleva portarlo nella via dove abitava il suo amico Andrea, voleva vedere la strada dove giocava, il palazzo, il cortile, ma la sua mente opponeva resistenza, doveva saper resistere, quella giornata doveva riportarlo al presente, era dura, molto dura, ma doveva assolutamente riuscirci. Bernardo tirò dritto, continuò ad andare in salita, non svoltò nella via dove anni fa abitava Andrea.

I negozi della via cambiavano ogni mese, gli affari per gli esercizi commerciali non andavano bene, e dove anni fa c'era un bellissimo negozio di articoli sportivi, ora figurava un negozio di toner economici per stampanti, la città si era riempita di quel genere di esercizi, era scoppiata la mania di scattare e stampare foto digitali, Bernardo non sopportava questa smania di fotografare, una volta la fotografia era una passione, la gente amava i colori, le inquadrature, aveva dei soggetti da ammirare, paesaggi volti, opere d'arte, ora era tutto il contrario, la gente si comprava macchinette fotografiche digitali con milioni di opzioni, parlava di obiettivi, esposizione, intensità della luce, ma non sapeva cosa fotografare, la passione si limitava ad un feticismo tecnologico verso macchinette, obiettivi, flash e cavalletti, la gente era così ora, voleva comprare l'oggetto più tecnologico, ma non aveva più ispirazione artistica, a Bernardo la gente piaceva sempre meno, la considerava stupida, un gregge che seguiva le mode e le tendenze, che non pensava con la propria testa, che non si poneva domande.

L'ultima cosa che gli passava per la testa in quella giornata era incontrare Alessandra, e invece la vide da lontano, veniva nella sua direzione ma sul marciapiede opposto, non si era accorta di lui, camminava con la sua solita sicurezza lasciando nell'aria una femminilità rara, a Bernardo sembrò di sentire il suo profumo, Tresor, gli sembrò di ascoltare la sua voce. 
Una folata di vento, un vento fresco e piacevole, un vento che sollevò Bernardo verso l'alto, e poi tutto cambiò.
Si ritrovò in un cielo blu intenso, artificiale, il cielo di un presepe con stelle come le disegnerebbe un bambino di 6 anni, mentre la via in basso si rimpiccioliva e tutto si faceva artificiale, tutto si fermò, tutto divenne un plastico in scala racchiuso in un cubo trasparente sospeso nel vuoto, sospeso in quel cielo da presepe, i rumori erano spariti, ma da una piccola finestra del plastico qualcuno stava ascoltando Karma Police, Bernardo se ne accorse, la ascoltò per qualche secondo, poi la curiosità di quell'assurda situazione prese il sopravvento, fluttuando nel cielo disegnato dal bambino, si avvicinò al cubo trasparente che conteneva il plastico di una sezione della sua via, dove tutto era stato riprodotto con fedele perizia, palazzi, strada, auto, persone.
Era incredibile, anche gli interni delle case erano riprodotti fedelmente, e Karma Police usciva proprio dalla sua stanza... col suo letto, la sua coperta arancione, il suo stereo acceso che riproduceva l'angelica voce di Thom Yorke. Iniziò a toccare gli oggetti, i semafori, i cassonetti, le persone, tutto era saldamente incollato al plastico, non si poteva muovere nulla, le persone sembravano i pupazzetti del Subbuteo privati della base semicircolare, anche le auto erano incollate, anche Carlo il commesso del ferramenta era incollato, anche Kyra il cane di Eleonora era incollato, anche gli oggetti esposti dell'emporio cinese erano incollati, anche Aless... no... Alessandra non era incollata, Alessandra era l'unico oggetto del plastico che poteva esser spostato, poteva metterlo dove voleva, sulla cima del palazzo rosa, sopra una macchina, in un negozio, e poteva metterlo sul suo marciapiede a pochi centimetri da lui... ci pensò, avrebbe potuto guardarla negli occhi, parlarle, non avrebbe mai avuto il coraggio di attraversare la strada e raggiungerla sull'altro marciapiede, ma se l'avesse incrociata casualmente sarebbe stato inevitabile salutarla e scambiare quattro chiacchiere, ma anche Alessandra faceva parte del suo passato. Prese Alessandra, la rimise al suo posto.
Bernardò era in strada e andava in salita, il cielo del presepe non c'era più, il plastico era tornato alla grandezza naturale, tutto era di nuovo nella norma, sempre che la norma fosse realmente quella.

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